Mabi Two  - Atlantico Ovest-Est

              Giornale di bordo - parte 1                            

Preparazione e partenza da Antigua
La barca e' rimasta ormeggiata a Jolly Harbour Antigua per un mese, mentre ero dovuto rientrare in Italia per lavoro. Ritornai il 25 Aprile per prepararla per la traversata atlantica di ritorno al mediterraneo. Arrivarono anche i membri dell'equipaggio, prima Rob, poi David, Fabio e per ultimo, Riccardo. C'era molto da fare, incluso tre salite in cima all'albero e poi la cambusa. Abbiamo procurato e fissato delle tavole sulla battagliola per poi fissarci saldamente le tanniche di gasolio di riserva. David cuci' pazientemente le tele anti-rollio da fissare alle cuccette per non far volare l'occupante a riposo. 


Mabi Two seen from the top of the mast - photo by L. Camillo

Abbiamo constatato che le batterie degli winch elettrici dovevano essere sostituiti e che si poteva fare velocemente soltanto a San Marten, quindi decidemmo di partire per quella destinazione e terminare li' la cambusa. L'elettricista Mandela ci avrebbe accompagnato, dato che voleva un passaggio a Sint Maarten, una piccola isola, mezza olandese (ancora con i fiorini) e mezza francese.

Partimmo il 30 Aprile alle 15.00 e mi sono subito accorto che la barca era estremamente lenta, quindi ancorai fuori del marina ed ispezioniamo la carena che era sporchissima, e' piena di escrescenze e denti di cane e poi in cosi' poco tempo. Ma Mandela  ci disse che da loro, ed in particolare a Jolly Harbour, era cosa normale.


Fabio e Riky al lavoro con il bombolino 


Rob si proteggiava la testo con l'elmetto contro i denti di cane

Facciamo tutti a turno a raschiare via la sporcizia, Riky con l'utilissimo bombolino che tengo a bordo per queste emergenze. Poi la sera alle 18.00 partiamo per San Marten ed arriviamo alle 8.30 il mattino dopo, appena in tempo per un'altra grattatina alla carena, prima dell'apertura del ponte elevatoio per entrare nella baia Simpson. 


Il ponte elevatoio di Simpson Bay

E una baia con poco fondale, ma molto protetta e con vari marina, interconnessi con canali dragati ma mal indicati da boe ambigue. In fatti ci siamo incagliati nel fango e solo dopo vari tentativi siamo riusciti a districarci ed ormeggiare al Simpson Bay Marina. Comunque, essendo Sabato primo Maggio, tutti i negozi e di nautica erano chiusi e quindi abbiamo dovuto aspettare il lunedi' per acquistare le batterie e gli altri pezzi di ricambio (un WC che perde, una pompa di sentina guasta ecc). Quindi il mattino presto, tutti via ai vari negozi con compiti diversi.


David intento  a cucire il telo-anti-rollio

 
La frutta e verdura in un gavone di coperta appositamente svuotato e lavato
David fissa saldamente le taniche di gasolio

C'e' veramente tanto da fare nel preparare una barca per la traversata atlantica di ritorno, nonostante tanto era gia' stato fatto per l'andata. La sicurezza e' la prima priorita', poi le riparazioni, l'installazione di nuove attrezzature, fare la cambusa e generalmente mettere tutto in ordine. Questi preparativa forniscono anche l'opportunita' al equipaggio di conoscersi e di formare una squadra affiatata, cosa importantissima. 


Il tecnico Mandela, che ci accompagno' a San Marten e curo' vari malanni di Mabi Two

3 Maggio, l'ultimo giorno di preparativi e la partenza di Mandela, che comportava un ulteriore visita dello skipper al Dipartimento di Immigrazione per permettergli di prendere l'aereo per Antigua.

4 Maggio, finalmente pronti di partire dopo le ultime frenetiche peripezie (compreso mio acquisto di giacca vento tipo oceanica, indispensabile che avrei gia' dovuto avere nella prima traversata). Ma un ultimo intoppo, venti improvvisi di 30 nodi nel marina con mare grosso fuori, quindi abbiamo saltato l'apertura del ponte delle 9.00, poi quello delle 11.00 e finalmente usciamo dalla baia di San Marten all'apertura ponte delle 16.00. 

Alziamo le vele alle 17.00 e dopo aver oltrepassato il promontorio della parte francese dell'isola, voliamo via ad 8 nodi con vento sostenuto. Passiamo l'isola di Anguilla e poi nel quasi buio passiamo tra Dog Island e Prickly Pear Cays, mentre ceniamo a pasta Bolognese divinamente preparato day Fabio. Due mani di terzaroli per la notte e viaggiamo tranquilli a 6 nodi, ma io mi rilassai solo dopo aver visto il faro di isola Sombrero a debita distanza a sinistra, il nostro ultimo contatto con le isole Carabiche mentre entriamo pienamente nel Oceano Atlantico.

Durante la notte il vento si allegeri', quindi al alba abbiamo potuto aprire tutte le vele in una bella giornata assolata. D'un tratto, un incidente drammatico, delle martellate incessanti alla carena, come dei diavoletti marini che cercavano di entrare nella barca a colpi di piccone; ma che sara' mai? Panico! Poi tutto finisce all'improvviso e vediamo spuntare da sotto la poppa....con nostro grande sollievo, un gruppo di boe multicolore collegate tra di loro, probabilmente perse da qualche peschereccio.

Riky ci indico' un pescecane che ispezionava la nostra barca e l'esca che avevamo all'amo, ma fortunatamente non abboco'. In compenso Riky tiro' su un bel tonno di 3 chili, gia' il primo giorno. In queste 24 ore abbiamo percorso 122 miglia e 127 il giorno successivo. Si potrebbe fare di piu' ma io insisto nel ridurre le vele la notte, che ci rallenta, ma meglio essere preparati per gli eventuali groppi notturni, che possono anche essere pericolosi. In tre giorni vediamo solo tre navi ed un oceano quasi deserto.

Un altro momento di apprensione quando l'antenna del telefono satellitare Iridium si ruppe, isolandoci dal mondo ed in particolare dalle email, su cui dipendiamo per le previsioni meteo. Comunque, David molto bravo, riusci a saldare i fili rotti, permettendoci di ricollegarci ad Internet. Io invece, ho dovuto legarmi precariamente in piedi per allungarmi a cucire il lazy bag della randa che faceva scivolare fuori la sua di supporto.

Venerdi' 7  Gli ultimi due giorni sono stati assolati con venti leggeri da NE, sui 12 nodi e occasionalmente di 17 nodi, quindi procedevamo solo da 4 a 6 nodi. Rob e' bravo a costantemente regolare le vele per ottenere quel nodo in piu'. Procediamo su rotta nord, nord-est per arrivare sufficientemente a nord da poter virare verso est a circa 30° Nord 60° Ovest a circa 300 miglia da Bermuda, dove dovremmo trovare venti da poppa che ci spingeranno verso est per poi salire alle Azorre. Molte barche invece salgono piu' a nord e fanno tappa alle Bermude, ma secondo me, allungano il viaggio e poi si trovano troppo a nord e con piu' probabilita' di incontrare delle burrasche.

Troviamo molte alghe galleggianti oggi e Fabio ha preso il suo primo pesce, un Mahi-Mahi (Dorado) di 5 chilo ed impar da Riky come sfiltettarlo. Al tramonto abbiamo avuto uno spettacolo di almeno 30 delfini correre verso di noi per giocare tutt'attorno alla barca. Durante la notte il vento si calmo' completamente e abbiamo dovuto andare a motore per cinque ore.

Sabato 8 Il vento si e' ripreso, dai 15 a 18 nodi che ci permette di camminare meglio, ma mi rendo conto che la carena non e' ancora sufficientemente pulita da permettere alla barca di fare il meglio di se; ci siamo ancora portando in giro troppa sporcizia attaccata alla carena da Jolly Harbour. Decido di migliorare la situazione, ma l'avvistamento dello squalo mi fa restio a mettere qualcuno in acqua a pulire la carena. Quindi ho pensato d'improvvisare una pulitura utilizzando delle corde attorcigliate ruvide e passarle attorno alla carena per raschiarla pulita. La ciurma, molto scettica, inizia a tirare su e giu' le corde da una parte all'altra; poi l'abbassano per farle passare sotto la chiglia (avevo preso la precauzione di prima rimuovere l'elichetta del log, per non danneggiarla - fa un certo effetto aprire quel buco nella sentina in pieno oceano e vedere l'acqua entrare di botto!) Miracolosamente la carena diventa pulitissima e la barca scivola via che e' na meraviglia, guadagnando almeno un nodo in velocita'.

 
Riky e David con il loro tira e molla pulendo la carena in pieno oceano

Le previsioni meteo ci segnalano un fronte freddo per stanotte. Le previsioni mi arrivavano sempre via NAVTEX nei Caraibi, ma qui siamo ormai fuori portata e dipendiamo sul provider Mailasail.com attraverso il telefono satellitare Iridium, inviandoci previsioni in forma testo e con le grib file (da www.grib.us). Si tratta di una serie di immagini dinamiche con delle freccette indicando direzione e forza del vento a distanza di varie ore e per diversi giorni, nonche' direzione di onde e pressione barometrica. Utilissime.

Sono immagini abbastanza "leggere", ma tuttavia ci vuole degli accorgimenti per poterle ricevere sul lento collegamento internet via satellite: bisogna spegnere quei numerosi programmini spia sul portatile che ti rubano spazio sull'onda internet e devi spegnere subito il collegamento appena terminata la download, altrimenti consumi tutto il tuo credito Iridium e ti tagli fuori dal mondo. Mi era successo nella traversata di andata, ma per fortuna c'era un secondo telefono a bordo di un membro dell'equipaggio con cui ho potuto chiamare per risolvere.

Riducendo al minimo la tua dimensione di richiesta di grib file, solo la zona che ti interessa e tempo limitato, riuscivo a ricevere il file in circa tre minuti (a casa ci metterei solo qualche secondo). Ne scaricavo uno ogni cinque giorni. Poi con un programma speciale, riesci ad animare il movimento delle freccette del vento e del mare e visualizzare bene quel che ti succedera' attorno. E' un sistema indispensabile per il navigatore oceanico per evitare le burrasche.


La rotta ideale tra le basse e le alte pressioni

Cerchero' di spiegare cosa cerchiamo di fare: si parte subito dopo il passaggio di un'alta pressione e si sale a nord spinti dai venti da sud. A circa l'altezza delle Bermude si gira a destra sopra le alte pressioni, avvicinandosi alle basse pressioni site al nord, ma giusto il tanto da sfruttare i venti da ovest, ma non troppo vicino, altrimenti sei nel pieno della burrasca. Ti devi trovare sempre tra i venti anti-orari al nord ed i venti orari al sud, cosė d'avere sempre venti da poppa o da giardinetto per spingerti verso l'Europa. Questa e' la teoria, la pratica e' tutt'altra, perche' in effetti trovi vento da tutte le direzioni e di tutte le intensita'!

Io ho caricato a bordo 14 tanniche di gasolio di riserva per superare le zone di assenza totale di vento, avendo deciso di prendere "la strada bassa", con rischio di calme di vento. Le enormi distanze atlantiche non ti permetterebbero di farcela tutta a motore perche' finirebbe quasi subito il carburante, ma avere una buona riserva di consente di andare avanti fino al arrivo della prossima perturbazione. Chi prende "la strada alta" avra' quasi sempre vento, ma anche troppo, con rischio di rotture all'albero ed alle vele. E' qui che le mappe del vento delle grib file sono indispensabili per individuare giornalmente la rotta ideale per te. 


La nostra posizione il 9 Maggio

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Articolo italiano "Come ho riportato la barca dai Caraibi"

Regole di bordo barca per traversata atlantica 

Check list per preparazione alla burrasca 

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