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Mabi Two  - ARC 2009

- da Las Palmas nelle Canarie a Santa Lucia nei Caraibi -

Gli ultimi giorni di preparativi sono stati un crescendo di frenetica attivita' e di eccitamento. I seminari sempre piu' frequenti, intensi ed affollati di partecipanti. I temi toccati: approvvigionamento, cambusa, emergenze mediche, uso pratico dei razzi di segnalamento, dimostrazione in piscina di apertura ed uso della zattera di salvataggio, con partecipazione attiva del pubblico. Anch'io sono salito sulla zattera per capire come uno si trova in quelle condizioni. 

Sono arrivati gli ultimi membri dell'equipaggio, Gianfranco da San Francisco, Sandro, Giorgio e Giancarlo da Roma, seguiti da alcune mogli, Loriana, Alessandra e l'armatrice Mabi accompagnata dalle sue due sorelle, Anna e Margherita, per festeggiare ed anche ad incoraggiare i  novelli marinai oceanici.

Ultime istruzioni di Briefing agli Skipper, poi il discorso dell'inviato dal Ministero del Turismo di Santa Lucia che ci informa delle procedure burocratiche di entrata nel paese e che ci assicura che l'accoglienza non sara' inferiore a quella riservataci a Las Palmas.

Grandi preparativi, altri seminari, acquisti di altre attrezzature sicurezza ancora e poi la grande cambusa. Finalmente siamo pronti e domani si parte.

Da Las Palmas a Santa Lucia
22 Novembre 2009
- il grande giorno arriva, annunciato dalla banda locale che fa il giro dei moli e dal pubblico che si ammassa a vedere le oltre 200 barche. Si ammainano i gran-pavesi, si fanno le foto di rito, gli addii emozionati ai cari e si mollano gli ormeggi. Lunga sfilata di barche che escono dal porto, salutati dalla grande folla di pubblico lungo i moli ed appollaiata sui frangiflutti, al suono di musica allegra diffusa a tutto volume dagli altoparlanti su tutto il marina... una partenza molto emozionante per tutti noi neo-navigatori oceanici.

La partenza delle 220 barche e' regolata dal rigido protocollo regatistico, con il colpo di cannone dalla fregata militare, accompagnato da grandi getti d'acqua in aria dal rimorchiatore dei vigili del fuoco. Una brezza leggera da nord permette l'apertura dei coloratissimi spinnaker e gennaker che rendono piu' stuzzicante l'agonismo dei partecipanti. Verso il sud dell'isola, c’è una  zona di accellerazione dell'aria incanalandosi tra le isole che fa aumentare la forza del vento; si devono sostituire le vele leggere con quelle più pesanti e si procede speditamente, spinti da un allegro vento di poppa, un vento che soffiera' costantemente per i prossimi tre giorni permettendoci di scendere velocemente verso sud. La regola e': "Vai a sud fino a che si squaglia il burro, poi giri a destra".

L'equipaggio si si dimostra subito affiatato ed efficiente a regolare le vele e la barca Mabi Two si piazza subito tra i piu' veloci, ben davanti alla maggioranza del gruppo. Giancarlo da subito prova delle sue doti di cuoco, allietando la ciurma con ottimi pranzi caldi, nonostante il notevole rollio causato dalle onde atlantiche, fomentate da una perturbazione sita molto più a nord.

Nelle prime 24 ore abbiamo percorso un piu' che rispettabile 160 miglia, piazzandoci davanti agli altri due Jeanneau 54 partecipanti al rally. In seguito abbiamo fatto 170 miglia, poi la media e' scesa, per riprendere nei giorni successivi.

Un incidente di rilievo e' stata la perdita del timone di una barca di classe regata agonistica ARC che in pericolo di affondamento, hanno dovuto abbandonare. L'equipaggio comunque, e' stato preso in salvo dalla Guardia Costiera spagnola.

In seguito ci hanno informato di un salvataggio della barca in corso. Un'altra barca si e' diretta a Capo Verde, per un infortunato (non grave) a bordo ed un altra barca per avaria.

L'altro incidente, probabilmente un falso allarme od uno scherzo di cattivo gusto, un Mayday lanciato da una barca a 60 miglia da noi, allarme diramato dall'aero di salvataggio spagnolo che invitava alla collaborazione di tutti gli yacht in zona. Noi abbiamo cambiato rotta di 90 gradi e ci siamo diretti verso la zona indicata. Dopo oltre sei ore di navigazione e 45 miglia fuori rotta, abbiamo sentito un’altra barca arrivata sul posto prima di noi, che segnalava di non vedere alcuna barca, ne’ relitto o superstiti nei paraggi. Quindi abbiamo ripreso la nostra rotta con un cospicuo ritardo.

Il terzo avvenimento, piu' allegro, e' stata la visita di un branco di almeno cinquanta delfini, che alla nostra vista, saltavano in aria dalla gioia e poi tutti di corsa verso di noi, cavalcando le onde. Poi tante piroette tutt'attorno alla barca, divertendosi come dei bambini al campo giochi. 

Oggi, il quarto giorno, abbiamo pescato i primi tre pesci e fatto la doccia con acqua di mare sulla plancetta di poppa, per risparmiare acqua dolce. Il blackout di due giorni del telefono satellitare Iridium per motivi amministrativi, ha lasciato un po’ in ansia l’armatore-skipper, non potendo comunicare la nostra posizione all'ARC e ricevere le necessarie previsioni meteo, nonche' qualche notizia da casa.

26 Novembre: abbiamo avvistato una boa con asta di segnalazione di rete di pescatore, certamente alla deriva, che inizialmente pensavamo fosse l'asta di segnalazione di uomo in mare, quindi ci siamo fermati per controllare.

Novembre, giorno 6: pescato un dorado (lampuga) di 2,5 kg. Il mare e' piu' calmo e vento leggero sui 15 nodi ed ora molto piu' caldo, siamo all'inizio degli Alisei che ci porteranno dritti alla meta. Poi un altra lampuga, la sesta, l'abbiamo liberata in mare, perche' piccola. Due grossi abboccamenti ci hanno strappato le esche, ma ci riproviamo, affinando la tecnica e le attrezzature.

La sera, ‘agganciati’ gli Alisei, filiamo a 8 - 8,5 nodi. Nei giorni scorsi abbiamo occasionalmente visto una, due ed anche tre vele all'orizzonte, ma oggi proprio niente. Si sono sparpagliate nell'oceano, ognuno seguendo la sua rotta. Questo skipper ha scelto la rotta tradizionale piu' lunga, scendendo molto a sud, che normalmente e' la piu sicura in quanto evita le perturbazioni che spesso si trovano a nord. Talvolta questa rotta risulta anche la piu' veloce perche' consente venti piu' favorevoli, ma staremo a vedere.

Stasera si mangia pesce. Abbiamo due cuochi d'eccezione a bordo e mangiamo ottimamente, tanto da meritare la Mabi Two l'appellativo di migliore ristorante itinerante dei mari (dice Giorgio) ed in effetti l'equipaggio non è certo dimagrito anzi, anche se si lavora molto.  

In  barca c'e' poco tempo per la lettura, dato che c'e' sempre qualcosa da fare, specialmente la cura delle vele e la manutenzione delle attrezzature che devono sempre essere controllate per usura, continuamente in agguato. L'Atlantico sollecita tutto in barca e trovi spesso un bullone che si e' svitato od una coppiglia aperta, quindi per evitare guai peggiori si controlla costantemente e si pone subito rimedio. Da una cosa che sembra piccola, puo' succedere un guaio serio, che in casi estremi puo’ portare anche a far cascare l'albero.

Si devono anche prendere misure personali anti-infortunio, vale sempre la regola: Tenere una mano per sè ed una per la barca, dato che e' facile perdere l'equilibrio con la barca sempre in movimento; ed usare i guanti quando si maneggia le scotte (le funi di regolazione delle vele), che scottano veramente quando un colpo di vento te le fa sfilare dalle mani a cento all'ora.

La direzione dominante dell'Aliseo consente una navigazione con vento in poppa ma leggermente da un lato (“al giardinetto”, perche' era li che si tenevano le ciotole di terra con il prezzemolo) e quindi si viaggia maggiormente "a farfalla",  con la randa tutta aperta ed il fiocco/genoa dall'altro lato, tenuto aperto dal tangone, un grosso palo orizontale all’albero e tenuto in posizione da diverse cime. Quando il vento e' piu' calmo, si puo' usare il gennaker, una grande vela leggera che si gonfia e tira la barca in avanti, ma quando il vento si rafforza bisogna ammainarlo e rimettere le altre vele, altrimenti si strappa. Questo cambio di vele richiede un team esperto e ben coordinato, che fortunatamente a noi non manca. In effetti ci si puo’ chiedere come fanno quelli che navigano soli in coppia, oppure addirittura in solitario!

L'equipaggio e' sempre pronto a suggerire andature che possono spingere la barca a velocita' superiori per cercare di arrivare prima di qualche altra barca, ma lo skipper tende a frenare questi ardori ed a voler fare una traversata piu' tranquilla e meno rischiosa. Lo scopo principale e' di arrivare dall'altra parte dell'oceano ed un'avaria grave alle vele od alle attrezzature, oppure un infortunio serio a qualcuno ci costringerebbe a tornare indietro. Gia' diverse barche l'hanno dovuto fare. L'Atlantico non scherza.

29 Novembre ore 18.00 UTC, avvistamento di gruppo di almeno dieci orche marine a 100 metri, con qualcuna che si e' avvicinata a pochi metri dalla nostra barca, il che ci ha dato un attimo di apprensione, caso mai la nostra intrusione nella loro riunione familiare non fosse gradita. Abbiamo visto anche una grande tartaruga marina, nonche' frequenti stormi di pesci volanti che si alzano all'avvicinarsi della barca. Diversi piccolini atterrano sulla nostra coperta, infilati tra le maglie della rete di protezione sulla  battagliola. Poi, qualche albatros isolato che plana appena sopra la superficie delle onde, ma altrimenti, pochi uccelli marini.

1 Dicembre (decimo giorno di navigazione): GPS fuori uso, dovuto ad un fusibile bruciato, prontamente sostituito. Altra avaria piu’ seria, si e' tranciato il bullone che collega il pistone di comando dell'autopilota al timone ed essendo un bullone molto particolare, non riusciamo ad effettuare la riparazione, quindi ci rassegniamo a dover timonare a mano per il resto della navigazione. Essendo in sei a bordo, non e’ un problema grave. L’uso dell’autopilota avrebbe aiutato soprattutto la notte a mantenere una giusta direzione costante in condizioni di vento e mare non impegnativo. Pazienza vorrà dire che l’equipaggio avrà modo di farsi una buona esperienza per timonare con vento e mare in poppa!  

Sentiamo via radio di un’altra barca ancora che deve ripiegare su Capo Verde per avaria al sartiame; l'ultima notizia e' che hanno dovuto abbandonare la barca e sono stati tratti in salvo da una nave. Vengo a sapere che era proprio Pelicano, una barca ormeggiata vicina a noi a Las Palmas, di inglesi che l'avevano costruita con le loro mani, impiegandoci dieci anni. Questa notizia ci ha molto rattristati. Poi, una barca, non dell’ARC, ha avuto avaria al timone, ha fatto una riparazione di fortuna e continua sotto scorta di un’altra barca dell’ARC. L’Atlantico continua a dire la sua!

2 Dicembre: siamo stati seguiti per circa un ora da una balena, che girava in continuazione attorno alla barca a pochi metri. La sera peschiamo un dorado di 4,5 chili. Per circa un ora siamo fiancheggiati da un altra balena, non so se la stessa, che ci gira continuamente intorno e ci segue nella nostra rotta. Non so chi e' piu' divertito, noi o lei.

A mezzanotte succede il finimondo per essere finiti in mezzo ad un grande groppo, con pioggia fitta e vento forte. Svegliamo tutti per ridurre le vele, ci inzuppiamo ed alla fine la situazione potenzialmente pericolosa e' sotto controllo; poi ne usciamo ed e' tutto finito. Eravamo stati colti con tutte le vele a riva, compreso il tangone, cosa che non dovrebbe succedere, quindi d'ora in poi la sera ridurremo le vele per la notte. Il groppo e’ una piccola pertubazione molto circoscritta che puo’ essere anche molto violenta,  spesso accompagnata da tuoni, lampi, vento e pioggia.

3 Dicembre: il mattino, Luigi e Gianfranco, coraggiosamente si agganciano alla prua,  pazientemente cuciono con ago e filo l'inizio di strappo della vela genoa, nonostante il forte rullio ed il beccheggio. Poi un altro groppo, che ci passa vicino senza coinvolgerci piu' di tanto, ma restiamo all'allerta. Avvistiamo due grossi delfini, piu' grandi di quelli mediterranei, che ci accompagnano fuori dal groppo.

La notte troviamo vari groppi, quello di forte pioggia, quello di forte pioggia e forte vento e quello di solo fulmini. Facciamo da apripista ad un'altra barca che ci segue e facendo zigzag tra i groppi, riusciamo appena a schivarli. Ci troviamo in quattro barche su rotte simili ed ogni tanto ne scorgiamo una all'orizzonte, ci parliamo ogni giorno per scambiare notizie sul meteo e sui groppi. E' confortante sapere che non siamo completamente soli in mezzo all'oceano e che ci si puo' sentire alla radio per una chiacchierata.

A chi da casa ci chiede "Come e' il cavalcare le onde oceaniche?" rispondiamo che e' come fare un giro sulle montagne russe al luna park, ma con la differenza che invece di durare tre minuti, dura tre settimane.

4 Dicembre, ore 14.00, siamo arrivati a soli 1000 miglia marine dal traguardo di Santa Lucia. Ora comincia il countdown alla rovescia.

(le ultime 1000 miglia)

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Per ulteriori notizie e mappa delle posizioni, consultare il sito dell'ARC: www.worldcruising.com/ARC/index.aspx

Varie considerazioni sulla navigazione oceanica

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